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Quella notte dei morti all’Argentario

monte-argentario01_webGli abitanti dell’Argentario, a causa della vita perigliosa che nel corso dei secoli hanno dovuto condurre per ricavare dall’esercizio della pesca i mezzi di sostentamento, si son sempre affidati alla misericordia e alle protezione divine. Ragion per cui, con l’andar del tempo, un profondo senso di religiosità ha pervaso i loro animi.
Vi racconto oggi questa storia, o leggenda come la chiamano alcuni, che si narra e si tramanda tra gli abitanti del Monte Argentario.
Spavaldo, invece, un armatore d’altri tempi s’infischia delle inveterate consuetudini, della fede popolare, delle care memorie familiari e, la notte dei Morti, prende regolarmente il mare con le sue paranze, noncurante degli scongiuri che gli vengono rivolti.
Non appena varcato il limitare della rada, si scatena il finimondo. Un diluvio di fulmini squarcia e infiamma le tenebre fra un terrificante scrosciar di boati. Le acque si gonfiano come mai era accaduto di vedere. E i pescherecci in balia dei marosi, sembrano esili fuscelli. Il terrore si impadronisce degli equipaggi che, ormai, nulla possono, quanto al governo delle imbarcazioni, contro la furia degli elementi. La loro vita è appesa a un esile filo che, da un momento all’altro, può spezzarsi provocando la tragedia. Pregano. Ed anche il cinico armatore lo fa. Ha capito di aver sbagliato e si raccomanda, per il perdono, alla comprensione dell’Altissimo. Ad un tratto, in un alone di vivida luce, una figura imponente – le vesti bianchissime, la testa aureolata di raggi splendenti – apostrofa i marinai con voce imperiosa: Rientrate subito in porto e non dimenticatevi di onorare i defunti.

In quello stesso momento, la bonaccia torna a dominare la scena e sulla superficie del mare, attorno alle paranze, si accendono migliaia di fiammelle.
Scivolano le navi verso l’Argentario; e le fiammelle procedono di conserva, oscillanti alla fievole brezza.
Raggiunto l’approdo, le piccole lingue di fuoco sollevano prodigiosamente le imbarcazioni e dispostele sulla spiaggia, svaniscono nel buio che sta per cedere il posto all’alba dei Morti.

La fantasia popolare ha indicato nella figura ammonitrice il patrono del paese, Santo Stefano, e nelle fiammelle le anime dei naufraghi, affidando all’uno e alle altre il compito di tenere desto l’amore e il rispetto per color che non sono più di questa terra.

Se volete scoprire maggiori informazioni sulle tradizioni toscane per la commemorazione dei defunti potete leggere questo curioso articolo sul ben di morti: la tradizione di Massa Carrara per il giorno dei defunti.

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