Il crocifisso ligneo conosciuto con il nome di “Volto Santo” è conservato all’interno della Cattedrale di San Martino a Lucca. L’opera, ritenuta leggendariamente acheropita, ovvero fatta non da mani umane, misura 2,24 per 2,65 metri ed è venerata con particolare devozione dai lucchesi sin dalla metà dell’XI secolo. L’effige del Volto Santo fu prescelta come simbolo della città riprodotto sulle monete, i grossi, e sui sigilli dei cambisti. La leggenda vuole che il grande crocifisso risalga al I secolo, tuttavia i critici sono concordi, per motivi stilistici, nel datare la scultura intorno all’XI secolo.
Non si può escludere tuttavia che l’attuale crocifisso sia una copia di un esemplare siriaco dell’VIII secolo. La veste con maniche lunghe, le caratteristiche somatiche del volto del Cristo, con occhi sporgenti e barba bipartita, ed altri particolari che rendono davvero singolare l’opera e differente dai crocifissi italiani coevi, fanno pensare alla validità di tale ipotesi. Oltre alla misteriosa provenienza, numerose leggende sono legate al Crocifisso del Duomo di Lucca. In primo luogo la cosiddetta “Leggenda Leobiniana”. Intorno al 1100 fu redatta una “Relatio”, un “racconto della creazione, scoperta e traslazione del Santissimo Volto”. L’immagine, secondo la leggenda, sarebbe arrivata a Luni e poi a Lucca intorno al 742 e sarebbe stata scolpita da Nicodemo, colui che insieme a Giuseppe d’Arimatea, aveva deposto Gesù Cristo nel sepolcro. Nicodemo non sarebbe riuscito a riprodurre il volto del Messia e lo avrebbe però trovato scolpito miracolosamente per intervento divino. Secondo la leggenda il crocifisso, che rischiava di essere distrutto, fu lasciato navigare su una barca senza equipaggio, fino ad approdare nel Tirreno, a Luni. I lunensi non sarebbe riusciti ad abbordare la nave, giunta poi spontaneamente a riva per esortazione del Vescovo, avvisato in sogno dell’arrivo del Volto Santo. Contesa tra lunensi e lucchesi, infine, la Santa Croce sarebbe toccata a Lucca. In cambio Luni ricevette un’ampolla di Sangue di Cristo, raccolto da Nicodemo sul Calvario e da lui affidata sempre alla nave approdata in Toscana. Oggi la preziosa reliquia è conservata nella Cattedrale di Sarzana.
I Lucchesi posero il Volto Santo nella Basilica di San Frediano. Qui oggi si può ammirare uno splendido affresco, realizzato da Amico Aspertini nel 1509 e che racconta proprio la leggenda dell’arrivo miracoloso della croce.
Tuttavia un giorno i Lucchesi non trovarono più in chiesa il prezioso crocifisso. Si racconta che fu ritrovato in un orto vicino alla Cattedrale di San Martino, dove ancora oggi è conservato. Per ricordare tale evento miracoloso, ogni anno, il 13 settembre si svolge la Luminara di Santa Croce. Con una solenne processione i fedeli e tutte le autorità religiose e civili del territorio di Lucca e provincia, si recano dalla Basilica di San Frediano lungo il centro, Piazza San Michele, il Fillungo, fino al Duomo per venerare il Volto Santo. I monumenti ed i palazzi lucchesi sono illuminati da lumini, come succede durante la Notte delle Bugie a Pisa.
Osservando attentamente il Volto Santo, conservato all’interno di un ricco tempietto (realizzato da Matteo Civitali nel 1482) nella navata sinistra della Cattedrale di San Martino un particolare non passa inosservato: il Cristo indossa delle pantofole d’oro e la pantofola destra è immersa in un calice. Per comprendere tale mistero è necessario conoscere il cosiddetto “miracolo della ciabatta”. Si racconta che un povero giullare in segno di devozione al Volto Santo donasse l’unica cosa in suo possesso: l’arte giullaresca. Il Crocifisso fece cadere una delle preziosissime ciabatte dorate in segno di ringraziamento. Quando il giullare prese la ricca pantofola, fu catturato e incarcerato, poiché nessuno credette al suo racconto miracoloso. Tuttavia ogni tentativo di rimettere la ciabatta dorata al piede del Cristo fu vana. Il povero alla fine fu creduto, liberato e gli fu donato del denaro dalla Chiesa a patto che rinunciasse alla ciabatta d’oro. Ancora oggi la pantofola del Volto Santo non è fissata al piede, ma è appoggiata e sorretta da un calice.
Vicino alla cappella della Croce si trova un altro oggetto singolare: una mannaja appesa. Si tratta dell’arma che un boia doveva utilizzare per decapitare Giovanni di Lorenzo di Picardia, ingiustamente accusato di aver assassinato un uomo. Era l’11 settembre 1334, il pellegrino, giunto a Lucca per adorare il Volto Santo, stava per essere colpito quando la lama della mannaja si rivoltò ed egli ebbe salva la vita.