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LA NASCITA dell’ARCIPELAGO TOSCANO. Leggende delle sette gemme del Tirreno

Un’aura mitica ha lungamente aleggiato sulle isole dell’Arcipelago Toscano, che la leggenda vuole siano nate dalle acque quando Afrodite, la dea greca della bellezza e dell’amore (in seguito identificata con la Venere romana alla quale furono attribuiti anche tutti i miti, le virtù –poche- e gli amori –tanti- di Afrodite) venne al mondo. La dea dunque sarebbe nata, come narra Esiodo (in contrapposizione a quanto invece sostiene Omero) dalla schiuma (afros) del mare, emergendone già donna. Ed è per ciò che era anche chiamata Anadyomene, ossia, colei che esce dal mare.

Nella foga di raggiungere la riva (dove l’attendeva il non meno morigerato Eros) cercò di allacciarsi, con le mani intorpidite dal sonno, la collana che Paride le aveva donato. Il filo si ruppe e le perle caddero: sette scivolarono nel mare Tirreno, proprio davanti alle coste toscane, ma, anziché sprofondare negli abissi, si fermarono sulla superficie tra l’Italia e la Corsica incastonate nel blu dell’Alto Tirreno, a cui fa da corona una miriade di isolotti e scogli.
Elba, Giglio, Capraia, Montecristo, Pianosa, Giannutri e Gorgona formano, con le numerose isolette minori, emerse dalla spuma delle onde, uno straordinario mosaico di splendidi scenari naturali, rigorosamente tutelati.
Un arcipelago “anomalo”, perché ogni isola è un mondo a sé stante, con il suo carattere, la sua morfologia e la sua storia, anche se dal 1996 un Parco nazionale le accomuna tutte sotto il segno della protezione e della salvaguardia del mondo naturale.
Il Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, esteso a tutte le isole e ad alcune aree marine che le circondano, ha una superficie totale di 17694 ettari di terra e 61474 ettari di mare. Ogni isola mantiene una fisionomia propria e possiede una meravigliosa rassegna di ambienti naturali, di vegetazione intatta e profumata, di monumenti di storia e di arte.

Venere, dea della bellezza e dell’amore era fiera della sua meravigliosa collana di perle che gli cingeva il collo. Un giorno però il monile si sfilò cadendo nel Mar Tirreno e dette origine all’Arcipelago Toscano…

arcipelago-toscano-le-sette-gemme-del-tirreno-2010Per Omero la faccenda si sarebbe invece svolta ben diversamente: la suddetta dea era una signora gentile, disponibile, distratta, che una mattina, appena sveglia, chiamata d’urgenza dal padre Zeus, tentò di allacciarsi, con le mani ancora intorpidite dal sonno, la preziosa collana che le aveva regalato Adone (uno dei suoi tanti amori). Ma questa le scivolò dalle dita, cadde dall’ Olimpo e, chissà come mai, precipitò alcune centinaia di chilometri lontano dalla Grecia: proprio nel tratto di mare che sta di fronte alla costa toscana, tra Livorno e l’Argentario. Era il tempo di avvenimenti strabilianti: le sette grosse perle si trasformarono all’ istante in altrettante isole: quelle che ora formano l’Arcipelago Toscano.

La mitologia classica narra anche le fantastiche avventure in cui furono coinvolti gli Argonauti quando Giasone, assieme a 56 uomini, si mise alla ricerca del Vello d’Oro: il vello dell’Ariete Alato. Gli Argonauti, a bordo di una nave costruita da Argo (con l’aiuto di Atena), superando infinite peripezie, sembra siano giunti nel Tirreno attraverso il Po (!) ed il Rodano (!) approdando proprio sulla spiaggia delle Ghiaie, vicino a Portoferraio (così assicura lo storico Apollonio Rodio nel III secolo a.c.).

Altra leggenda attribuisce invece alla remota regina Ilva la costruzione del Volterraio sorto sui ruderi di una necropoli dominante il golfo di Portoferraio.

Ma soprattutto l’Elba era la favolosa isola del ferro che faceva dire a Virgilio: Insula inexhaustis chalybeium generosa metallis…, ossia: fonte generosa di metalli.

Naturalmente l’Arcipelago nacque in altro modo…e su questo argomento ritorneremo prossimamente..altri post accuratamente dedicati!!! 😉