Dopo aver segato il grano ( segatura o mietitura ) e disposto in numerosi cordelli, iniziava il momento della carratura.
Mio padre e i miei nonni mentre mi raccontano di quel periodo hanno gli occhi sognanti, e la mente che vola..vola a un passato fatto di colori, di spazi aperti, di odori.. gli aromi del sottotetto di casa, dove insieme alle cataste di legna, veniva conservata la frutta fatta seccare al sole: i fichi, le pesche, le noci; inoltre le varie marmellate e il miele. I vecchi mattoni del pavimento sapevano d’antico; sull’acquaio vi erano sempre il secchio e la brocca di rame pieni d’acqua. Il grano era importantissimo a quei tempi, perché serviva per fare il pane, il bene più prezioso, che veniva impastato nella madia. Aveva il buon profumo delle cose genuine.
La carratura necessitava l’uso del carro con i 2 buoi. Un contadino a terra lanciava i balsi a un altro contadino sopra al carro, che li disponeva, incastrandoli costruendo un parallelepipedo sulla forma della base del carro. Venivano così legati tra loro con la cosidetta canapella, ovvero una fune fatta con la canapa, e i buoi tiravano il carro verso l’aia, a volte anche molto distante. Nell’aia, uno spazio appositamente curato vicino al podere, venivano scaricati i balsi e disposti in barconi, strutture composte da un base di parallelepipedo e sopra una piramide (appositamente pensata come protezione dall’acqua piovana), o bighe fatte come i barconi, ma con la base cilindrica.
Questa attività durava dai 7 ai 10 giorni, dalla mattina fino alla sera, finchè tutti i balsi venivano trasportati all’aia.
Questi giorni, come già avevamo detto per la segatura, erano giorni di festa. L’altra volta vi avevo scritto la canzoncina che canticchiavano i miei nonni Andiamo a mietere il grano, oggi vi scrivo O campagnola bella, altra canzone che i miei nonni tutt’ora intonano spesso, per ricordare i loro tempi.
All’alba quando spunta il sole,
là nell’Abruzzo tutto d’or…
le prosperose campagnole
discendono le valli in fior.
O campagnola bella,
tu sei la Reginella.
Negli occhi tuoi c’è il sole
c’è il colore delle viole,
delle valli tutte in fior!…
Se canti la tua voce,
è un’armonia di pace,
che si diffonde e dice:
“se vuoi vivere felice
devi vivere quassù!…”
Quand’è la festa del paesello,
con la sua cesta se ne va…
trotterellando l’asinello,
la porta verso la città.
Nel prossimo post, con l’aiuto di Valy e del suo magnifico commento parleremo della battitura!!! Non mancate di farvi ammaliare con queste storie di vita toscana, che ne hanno fatto la storia, la cultura e noi, che oggi la viviamo e che un giorno la racconteremo ai nostri nipoti.