Se il cielo è particolarmente limpido e pulito si possono vedere tutte le isole dell’arcipelago toscano, dal promontorio dell’Argentario alla Gorgona, passando per l’isola del Giglio, di Montecristo, di Cerboli e di Palmaiola; si ha l’Elba subito di fronte, al di là dal braccio di mare noto come Canale di Piombino, e ancora la Corsica e la Capraia. E cosa c’è di meglio che godersi questo magnifico panorama avvolti dalla natura, in mezzo a ginestre, mirti, lentischi, barbe di Giove, flora tipica della macchia mediterranea, magari mentre sopra di noi volteggiano gabbiani e cormorani? Semplice: farlo di notte. Sì, perché siamo nel Parco di Punta Falcone, un affioramento di roccia vulcanica che dal promontorio di Piombino si protende verso l’Elba. Su questo splendido scenario, dal 1972, sorge un importante Osservatorio astronomico, diventato nel corso degli anni punto di riferimento per gli astrofili toscani.
Le sue origini, come quelle di molte strutture scientifiche, sono legate all’ambito militare. Con la caratteristica posizione elevata, affacciata sullo stretto che separa la terraferma dall’isola d’Elba, punto di transito obbligato per la navi che percorrono le coste tirreniche, Punta Falcone è sempre stata una postazione di grande rilevanza strategica. Per questo, dopo la Prima Guerra Mondiale, vi fu installata una batteria costiera antinave, che aveva il compito di sorvegliare il traffico marittimo nel canale. La batteria era costituita da: quattro cannoni, una postazione antiaerea, un generatore diesel per alimentare la cellula fotoelettrica che pattugliava il mare nel periodo notturno, una polveriera e da vari edifici per l’alloggiamento dei marinai di stanza (i resti della postazione, nota come “casamatta”, sono ancora presenti e visitabili). Più in alto, sovrastante su tutte un telemetro: a metà strada tra un binocolo ed un periscopio, posizionato all’interno di una struttura circolare con mura in cemento armato spesse 60 cm, isolato ma non troppo, serviva a rilevare la posizione delle navi e trasmetterne le coordinate ai cannoni. Fu così che lo trovarono i fondatori dell’Associazione Astrofili di Piombino (AAP), nei primi anni ’70.
Fu subito chiaro che era il posto ideale per l’installazione di un telescopio e così, come un’araba fenice, l’osservatorio risorse dalle proprie ceneri; venne dotato di una cupola, delle infrastrutture necessarie e di una strumentazione di tutto rispetto: un telescopio Newtoniano (cioé con ottiche composte da specchi) da 40 cm di diametro e 200 cm di focale. Da allora, sotto la direzione dell’AAP, l’osservatorio di Punta Falcone è stato testimone dei più spettacolari eventi astronomici e nel corso degli anni si è ampliato dotandosi di strumentazioni nuove e versatili, cosicché oggi può contare su una vasta gamma di attrezzature: il nuovissimo telescopio f/8 da 36cm in configurazione Ritchey-Chretien, dotato di montatura equatoriale di ultima generazione, un telescopio rifrattore da 15 cm f/13, uno da 12 cm f/10 ed uno più piccolo da 10 cm f/10, un telescopio solare Helios 1, e infine due Newtoniani, uno da 15 cm f/6 e l’altro da 10 cm f/10. Ovviamente, non c’è la pretesa di avere una tecnologia competitiva a livello di ricerca scientifica: ormai gli astronomi possono contare su strumenti formidabili come l’LBT – avanzatissimo sistema basato su ben due telescopi di 8,4m di diametro (con “ottiche adattive”, cioè specchi secondari in grado di deformarsi per compensare le distorsioni atmosferiche) o di telescopi spaziali come Hubble, che ci ha regalato immagini mozzafiato dei più reconditi angoli dell’universo.
L’Osservatorio di Piombino è adatto all’osservazione amatoriale ed alla “divulgazione scientifica”, è in grado di regalarci emozionanti immagini della superficie lunare e dei pianeti (il re del cielo, Giove, all’opposizione solo il mese scorso, in questo periodo offre uno spettacolo mozzafiato), di farci stupire di fronte all’esplosione di luce degli ammassi globulari o dei più sparsi ammassi aperti, e di permetterci di guardare indietro nel tempo a qualche scorcio di galassia. D’altronde, proprio della divulgazione scientifica l’Associazione Astrofili ha fatto il proprio punto di forza, organizzando costantemente incontri, eventi, raduni e conferenze con ospiti del calibro di Margherita Hack, Franco Pacini e Umberto Guidoni, noto astronauta; aprendo la cupola del telescopio per scuole, gruppi di anziani e semplici appassionati oppure spostando la propria strumentazione in piazze e parchi, in modo da avvicinare giovani e meno giovani ai misteri di una delle più affascinanti discipline scientifiche: l’astronomia.
Articolo di Claudia Meini e di Gabriele Comandi
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Telefono: 338 7233399