Il termine “acquacheta” nel dialetto toscano si usa spesso per indicare una persona all’apparenza tranquilla e inoffensiva, ma che in realtà è capace di far danni, erodere la roccia proprio come l’acqua di un torrente. L’Acquacheta con la “A” maiuscola, invece, è una famosa cascata, citata anche dal “sommo poeta” Dante Alighieri nel XVI Canto dell’Inferno. Il corso d’acqua, da cui le cascate e cascatelle sono generate, nasce sull’Appennino toscano nei pressi del Monte Lavane nel Comune di San Godenzo (Firenze).
A San Benedetto in Alpe l’Acquacheta si unisce al Troncalosso formando il fiume Montone. Poco prima di diventare affluente, lo splendido corso d’acqua cristallina precipita dalle rocce di pietra arenaria, formando mirabili cascate. Il salto più elevato raggiunge i 90 metri di altezza ed è uno spettacolo eccezionale. Sicuramente i versi danteschi hanno reso immortale la cascata dell’Acquacheta, ma anche la bellezza del luogo ha contribuito a diffonderne la notorietà.
Oggi la cascata costituisce uno degli elementi naturalistici più importanti del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. All’interno della riserva naturale si possono compiere differenti itinerari, che si differenziano per difficoltà di percorso, da selezionare in base anche al periodo dell’anno in cui s’intendono affrontare. L’itinerario più semplice, a portata di tutti, inizia dal paese di S. Benedetto in Alpe (a 495 metri d’altezza), piccolo centro abitato sulla strada che da Castrocaro giunge a Firenze. Il paesino è raggiungibile in auto da San Godenzo attraverso il Passo del Muraglione, che dalla Toscana conduce in Emilia Romagna. Da qui inizia il sentiero 407 che risale lungo il torrente fino alle celebri cascate dell’Acquacheta a 720 metri d’altezza. Per compiere la salita, non molto ripida, si impiegano da 1 ora e mezza a 2 ore circa.
Durante l’itinerario s’incontrano due vecchi edifici: Cà de Rosp e il Molino dei Romiti con la sua antica macina. La prima cascata dell’Acquacheta, visibile dopo l’ultima ascesa, è detta “La caduta” ed è annunciata da un gran fragore. La seconda cascata si getta in una pozza d’acqua piuttosto profonda. Guadando il torrente, nei periodi in cui è possibile farlo, si può salire alla piana dei Romiti dove si possono ammirare i ruderi dell’eremo di San Benedetto in Alpe. La Valle dell’Acquacheta è un ambiente naturale ricco di storia, oltre che di bellezze paesaggistiche, che vi consigliamo di visitare se volete scoprire un angolo di Toscana particolarmente suggestivo e “letterario”. Ecco i versi di Danteche descrivono la cascata:
« Come quel fiume c’ha proprio cammino
prima dal Monte Viso ‘nver’ levante,
da la sinistra costa d’Apennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,
rimbomba là sovra San Benedetto
de l’Alpe per cadere ad una scesa
ove dovea per mille esser recetto;
così, giù d’una ripa discoscesa,
trovammo risonar quell’acqua tinta,
sì che ‘n poc’ora avria l’orecchia offesa. »
(Dante, Commedia, Inf. XVI, 94-102)